Pnrr e Sud una task force per gli enti
Sì è vero, nella storia recente del Mezzogiorno le risorse non sono state il problema dirimente. Ne abbiamo avute, in teoria, molte a disposizione con i fondi europei, in particolare quelli derivanti dalle politiche di coesione. L’Unione ha sempre avuto tra i suoi obiettivi prioritari quello di recuperare i divari interni dei Paesi membri più in ritardo di sviluppo. E quello del Meridione è un caso di scuola, perché non c’è Paese in Europa (e forse al mondo) che abbia una forbice così ampia tra una macroregione che raggiunge un tasso di ricchezza fra i più alti del Continente (l’area padano veneta) e una parte della stessa nazione, che riunisce un terzo della popolazione, ma con un reddito medio che è fra i più bassi dell’eurozona.
Mi spiego. Non fa specie il fatto che nel Sud ci sia un tasso di disoccupazione e povertà molto marcato. Fa specie che in uno stesso Paese quest’area svantaggiata coabiti con una ad alto livello di competitività e benessere. Ciò premesso per molti anni abbiamo sentito i migliori economisti, opinionisti e commentatori sostenere che il ritardo del Sud sia da attribuire alla scarsa volontà e capacità delle sue classi dirigenti, che preferiscono tenerlo in una situazione di soggezione perché così viene più facile amministrare il consenso ai fini della tenuta elettorale dei partiti. Altri ne fanno addirittura un tema da antropologia culturale, sulla stregua delle ricerche di coloro che, come Banfield, hanno stigmatizzato come carattere distintivo dei meridionali la loro indefettibile inclinazione al “familismo amorale”.
Torna quindi oltremodo significativo che Francesco Starace, amministratore delegato della maggiore utility italiana (e una delle più forti al mondo), vale a dire l’Enel, si sia smarcato da questa trita e abusata narrazione, nel corso di un webinar organizzato di recente dalla associazione Merita e dalla Fondazione Matching Energies e dedicato al ruolo del Mezzogiorno negli scenari convulsi della messa in sicurezza degli approvvigionamenti energetici del nostro Paese.
Starace lo ha detto a chiare lettere. Tre sono le precondizioni essenziali per un Mezzogiorno in grado di agganciare le opportunità del PNRR. Primo: i soldi. Disporre di una dotazione sufficiente di risorse per le infrastrutture di connessione, a cominciare da quelle energetiche e di trasporto.
E il PNRR è una irrepetibile occasione per assicurare al Sud massicci investimenti in questa direzione Secondo: uno sveltimento robusto delle procedure di permitting.
E la decisione annunciata dal Governo di nominare un supercommissario alla autorizzazione di nuovi impianti di rinnovabili è il secondo ingrediente irrinunciabile.
Ma certo poi c’è una terza gamba su cui poggiare le politiche di sviluppo del Sud, mai ben evidenziata come ha fatto Francesco Starace nell’evento organizzato dall’ex ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti e
Marco Zigon, presidente della Fondazione che è il braccio culturale del Gruppo Getra. Sulla carta e secondo legge “tutto può essere semplificato – afferma Starace - ma il vero problema sta nella massa dei permessi concentrati in strutture amministrative non rese adeguatamente per gestire la mole di lavoro che serve per accelerare la realizzazione degli impianti”. Più risorse e mezzi, per processare i tracciati di permitting, occorrono competenze skillate, che solo una leva di formazione adeguata può assicurare in tempi brevi. Un modello operativo che fa crescere un patrimonio di know how che può essere messo a disposizione dei territori grazie a delle “task force regione per regione” in maniera da dare una mano al programma di modernizzazione del Sud, unica vera premessa per avere come effetto una crescita di qualità e competitività del sistema Italia nel suo insieme.











